31 marzo 2012

Il valore delle differenze

Siamo immersi nella diversità, questo è un fatto. Da quando ci alziamo al mattino e ci guardiamo allo specchio a quando diciamo buongiorno al vicino di casa in una lingua che magari neanche sappiamo.
E se ancora resistono le ghettizzazioni o le nicchie, la strada della diversità è uscita allo scoperto e non conosce inversioni.
Diversità da un lato sostenuta, promossa, inneggiata dai media, a livello "globale" (io ci sono io mi distinguo), dall'altro stupidamente nascosta, umiliata, trattenuta, a livello "locale" (dubitare del diverso).
Ho letto su questo blog la reazione di un bambino alla domanda di un giovane africano, presidente di una associazione contro il razzismo, che gli aveva chiesto cosa avrebbe fatto se lo avesse incontrato da solo per strada. Risposta del bambino: sarei scappato. E se invece di me incontravi Seedorf? Gli chiedevo l'autografo. E perchè? Perchè lui lo conosco.
Questo mi ha ricordato incredibilmente un brano dei libro Orzowei (ricordate il cartone?)

"Forse è un Swazi, o un bianco, o uno del piccolo popolo. È tutti e tre, o forse nessuno dei tre. Eppure io ho visto: boscimani, negri, bianchi sono stati capaci di amarlo e di sacrificarsi per lui quando lo hanno conosciuto. Ed egli ha amato tutti. Ecco: quando ci conosciamo, anche se la nostra pelle è di un altro colore, ci amiamo."

Per questi e altri motivi, mi ha entusiasmato e consiglio la mostra che si sta svolgendo al Palazzo delle Esposizioni,  Roma, fino al 9 aprile. Parla di noi, di tutti. Di come la nostra irripetibile e preziosa diversità origini da un'altrettanto stupefacente unicità. Il nostro DNA, quello di tutti gli abitanti di questo pianeta, si formò attraverso prove ed errori in Africa, nell'odierna Etiopia, di cui tutti siamo "figli", e sempre attraverso prove ed errori, attraverso causalità e casualità, è arrivato a diventare l'unica specie esistente al mondo: l'homo sapiens.
E' una mostra/viaggio che apre la mente, con supporti figurativi e su solide basi scientifiche, a considerare tutti gli esseri umani come facenti parte di unico passato e di un unico futuro.
Non si tratta di un percorso solo per addetti ai lavori, anzi ci sono laboratori e percorsi didattici per famiglie e scuole ed è un'occasione per spiegare in modo concreto ai bambini (i futuri uomini di domani) a non aver paura della diversità, a considerarla una risorsa, un'occasione, uno stimolo culturale che non vanifica la matrice comune che ci caratterizza tutti quanti.
Nessuno escluso.


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