19 settembre 2010

waving my hand

Arriva sempre il tempo di tornare.

Come sempre accade mi scivola addosso un certo senso di colpa, il solito, e la paura di non poter tutto racchiudere, tutto controllare. Quello che lasci, quello che ti aspetta.
Quando la notte un brutto sogno non basta e te ne arrivano due.  
Settembre non è mai stato un inizio per me. Lo è stato il mese precedente, l'estate gialla e solitaria in cui ti senti di poter intraprendere qualsiasi cosa, e lo fai.
Poi si tratta di andare avanti, anche se già sai che il vento sarà un tantino contrario.
Si tratta di filtrare il liquido pieno di grumi con un setaccio a maglie strette. Di non scordare quello che, davvero, è in primo piano per te.

E forse ritornare è così: un occhio davanti e uno dietro, mentre ciò che lasci ti sembra familiare e ciò che ritroverai una foresta intricata e incomprensibile.
Dove se ti va male ti perderai di nuovo o, se proprio ti va bene, finirai dritta nella tana del Bianconiglio.

Nessun commento:

Posta un commento