14 novembre 2010

"Fine del post-moderno"

Questi sono giorni in cui i sassi di Pompei rotolano fino ai nostri piedi e li sentiamo sotto le scarpe mentre fuggiamo in sciami sperando nell'uscita di emergenza, pregando che qualcuno ci tolga di dosso la memoria.
Sappiamo di dover essere i nuovi genitori, ma siamo ancora immersi fino al collo nel senso di colpa del figlio mentre contempla la casa nei suoi tra le macerie di un dopo-festa organizzata di nascosto.
E proprio mentre i tuoi ti suonano il campanello reclamando i loro diritti acquisiti e sei lì più minuscolo che mai che ti prepari coprirti il capo di cenere, arriva la voce fuori dal coro, il fulmine, la lampadina, il to be connected che ti dice più o meno di guardare la linea d'orizzonte oltre le macerie e scoprire che sopra le macerie c'è aria, spazio, un altro dove da poter costruire, senza la solita vocazione del disfattista a prescindere, così novecentesca.
Qualcuno non troppo tempo fa ha detto che un modo per riuscirci a ricostruire potrebbe essere guardare ciò che vediamo prima con gli occhi, senza i pregiudizi del retro-pensiero
Lo stesso ha ben precisato che questo richiede una fatica inimmaginabile.
Qualcun'altro ha aggiunto che, nonostante siamo immersi nella comunicazione globale, solo questo modo di vedere diventa fonte inesauribile di messaggi e che dai messaggi si può anche sperare di arrivare a capire qualcosa di "questo sporco mondaccio". 
E sebbene tutto questo sia terribilmente serio, (o forse proprio per questo) mi sento come una bambina quando scopre un nuovo gioco.
NB: questo non significa che scamperemo la punizione dei genitori. D'altra parte sono di un'altra epoca: ci pensate, dire loro babbo mamma da oggi si cambia prospettiva il genitore sono io, subito a dormire e niente Grande Fratello per 15 giorni.
Non potete sperare che funzioni.

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