20 ottobre 2010

Il filo


Quinta ginnasio. Lei ci propone di leggere per casa un racconto di Borges. Questo.
Da allora, ogni volta che sono satura, ma proprio satura, mi viene in mente lui, Asterione.
Il nome significa signore delle stelle, ma il racconto inizia quasi come l'apologia di un condannato.
Lui vive in un palazzo pieno di “quiete e silenzio”. Dalle infinite porte, sempre aperte e senza mobili. Solo, anzi unico. Mai prigioniero di nessuno, se non di sé stesso.
Ecco, l'immagine del labirinto a volte funziona, perchè uno poi si trasforma davvero nel minotauro e si vede davvero così. E allora passi il tempo felicemente impegnata in attività costruttive come “correre tra gli intricati corridoi di pietra fino a cadere a terra stordita” o giocare a nascondino tra te e te. E pensi che la diversità genera solitudine. E ti senti colpa perchè ti senti diversa. E ti senti in colpa perchè non sei abbastanza diversa come vorresti essere. Sono momenti in cui credi che neanche l'arte della scrittura possa servire a comunicare nulla. E infatti nulla comunichi.
Poi, passa. Arriva Teseo e si riprende il filo.
Non sembra, ma sono molto ottimista, davvero.
(Sono rimasta indenne persino dopo il grande pranzo coi parenti, ho gli anticorpi con la giacca anti-proiettile..)

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